La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
ecco, due femminili forme venire correndo verso di loro, svolazzanti le gonne, seguìte da un grosso cane al galoppo. Era Tecla, la prima. - Gualdo
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nell'orizzonte, ora alla cerchia delle impassìbili guardie, imbracciate lo schioppo, le cui bajonette, lampeggianti nel sole, rispondèvano loro con un silenzio
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l'aggrondatura dei tetti, credèvano fatte per loro. Intorno intorno, un giardino, allegra tavolozza di fiori, dove ogni cespuglio parèa una pispigliante
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lo si stesse attendendo di minuto in minuto. Tutto intorno, volti su cui la tema e la speme alternàvano i loro colori. Ai gruppi si aggiungèvano i
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sè stessi, approvàvano a lui. Il tenue suo sagrificio di amore proprio, che gli era, del resto, pagato in tanto favore, salvava il loro; nè la
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quelle selve, che avèano forse addensato su di essi e i loro delitti una fedele ombra; nè più scorgèvano nelle vacue catene che rivarcàvano il mare a
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amico! - Che vorresti di più? - Mario taque un istante. Nùvole di pensieri in battaglia fra loro, gli ottenebràvano il volto. - E come un padre
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più buoni di noi, non sei rimasto con loro? - Gualdo sentissi a scottare la faccia. Egli, che i cavillosi raggiri e i trabocchetti mille di un giùdice
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qual di sparviero, e dalla chioma ebanina prolissa; quel giòvane stesso, che, a volte, appariva tra loro a mutar selvaggina con pane, e cui niuno facèa
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quelle saette, cui essi medèsimi avèano dato, a raggiùngerli, l'ali; o belve zannute, ch'egli gettava a' piedi di lei, tinte del sangue loro e del suo, e
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, il creato. Da tè gli entusiasmi, gli abbattimenti da tè. E, più che altro, tu sei giunta, tu sola, a quanto gli uòmini con la loro artefatta giustizia
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che Gualdo s'avèa, all'ingiro, argomenti fortìssimi; avèasi i luoghi, che non si pòngon la màschera come i loro abitanti; e colà, i luoghi, non èrano
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, stendendo loro una palma negra e pesante che nessuno toccò - Ah, li avete stanati i crocifissi, vojaltri! ... Gran segugi, voi, di fiutare la morte